BREVE AUTOANALISI DI UNA EX VOLONTARIA A CARTAGENA Blog dei volontari
Sono trascorsi diversi giorni da quando mi sono promessa solennemente di scrivere alcune righe sulla mia esperienza SVE. Non so se voi altri condividete, ma per me è impresa difficilissima.
Come non cadere in luoghi comuni? Come non parlare di quanto “tremendamente fico” sia vivere una esperienza in Spagna, o di quanto meraviglioso sia per pancia e portafogli trascorrere serate a base di caña y tapas per poco più di un euro? Come non parlare di quanto sia “freaking cool” socializzare con giovani provenienti da Paesi e contesti diversi, o di quanta soddisfazione dia rileggere il proprio Youth Pass? Semplice, non facendolo. Racconterò di questi 9 mesi, ma lo farò a modo mio.
Mi piace associare questa esperienza ad una gestazione. Il paragone non è certo dei più brillanti, ma si tratta di una reale presa di coscienza, maturata da poche settimane. Ciò di cui mi sono accorta è di essere riuscita a dare vita a quanto risiedeva in me a livello più embrionale. In parole povere: sono rinata. Paroloni? Sì, e fondati anche.
I fattori scatenanti di un tale accadimento sono stati due. Primo: il terreno era fertile, ero pronta a tutto. Volevo darmi una mossa, come dire, una scossa..ed è stato in piena recessione economica che ho rifiutato 4 proposte di lavoro perchè "lo sentivo nello STOMACO che dovevo partire". Ed è stato in quel momento che ho imparato la prima cosa: il cervello non è tutto, ogni tanto nella vita può andarti bene anche se fai ciò che SENTI.
Fattore numero due: i veri protagonisti della mia esperienza sono stati coloro che ho avuto attorno. Ciò che mi ha davvero cambiata è stata la reazione chimica scatenatasi a contatto con loro. Nella città di Cartagena risiedono persone splendide. Fra queste, i migliori esemplari li ho trovati io.
Non ho mai riscontrato un bilanciamento migliore del dare e del ricevere. Sento di aver dato e insegnato..nozioni, sentimenti, esperienze, consigli. Ciò che ho ricevuto non è quantificabile, ciò che ho appreso è impagabile.
Come poter dimenticare il 12enne marocchino e la sua ineccepibile lezione di geografia spagnola, o l'amico 75 enne con cui parlavo di musica metal? Come non parlare dei timori che ho vinto.. quello di parlare in pubblico ad esempio, o di decidermi a tirare fuori dalla stanza disegni che consideravo profondamente intimi, indegni, ed allestire una mostra?
Amare, essere amata all'estero. Ridere e piangere in altri idiomi. Viaggiare, tornare a Cartagena e sentirti a CASA. Il turpiloquio del tuo coinquilino polacco in dialetto calabrese a colazione. Enormi soddisfazioni.
E' di questo che voglio parlarvi, e ne avrei ancora per molto..il fatto è che per me il processo non è ancora terminato. Lo SVE continua anche dopo la fine del progetto.
Probabilmente ciò che avete letto vi sarà sembrata più un'autoanalisi che una testimonianza..ebbene lo è stata, e spero sia stata gradita.
Il mio SVE presso la Concejalia de Juventud del Ayuntamiento di Cartagena è stato quanto di più' arricchente io potessi mai immaginare. Anzi, di più.