In Dublin's fair city Blog dei volontari
Ines è arrivata quasi alla metà del suo progetto.
Sono approdata nella verde Irlanda il 25 agosto 2020, sussurrando un silenzioso arrivederci all'Italia sotto alla mascherina. Dopo un'estate illusoriamente “libera”, i dubbi pre-partenza erano numerosi e le notizie di cronaca sempre più preoccupanti. L'associazione di volontariato che mi ha selezionata per un progetto della durata di un anno si chiama Solas Project: il suo stemma è un faro e in irlandese il nome significa “luce”; di fatto, la sua visione è quella di gettare un raggio di luce su giovani nati nel buio. Solas Project è una charity radicata nel cuore operaio di Dublino 8: dietro alla fabbrica dove si produce la celebre birra Guinness si sviluppano schiere di case popolari, flats, abitate da numerose famiglie. Molte di queste sono tormentate da ristrettezze economiche, dipendenze, violenza domestica. L'associazione offre un'ampia gamma di servizi volti a contrastare l'abbandono scolastico precoce da parte dei ragazzini del quartiere; ai volontari europei è riservata la gestione dei tre doposcuola: bambini dall'età tra i 4-8, 8-11, 11-13. In virtù delle mie esperienze pregresse, mi è stato affidato il gruppo dei preadolescenti: il mio compito consiste nel provvedere affinché ricevano un pasto caldo e affiancamento educativo nello svolgimento di compiti o intrattenimento in altre attività ricreative. Insieme ad altre due volontarie, una ragazza tedesca e una spagnola, dal lunedì al giovedì mattina prepariamo il dinner (pasto pomeridiano) per trenta giovani. Verso le due di pomeriggio ci spostiamo nelle varie sedi con il nostro tapperware ricolmo di stufato, puré, curry.. apparecchiamo la tavola e accogliamo i nostri gruppi. Non è stato facile trovare un terreno comunicativo comune: oltre alle continue sfide comportamentali, di per sé complesse da interfacciare, lo slang estremamente fitto con cui i ragazzini si esprimono è praticamente una lingua a sé. Tuttavia, giorno dopo giorno, ho imparato ad affezionarmi all'estrosità del quartiere, alle sue contraddizioni, alla vivacità di quei giovani che sono stati costretti a crescere prima del tempo. Dal momento che, a causa dell'emergenza sanitaria, la maggior parte dei ragazzini non riceve compiti da svolgere insieme nel doposcuola, ci siamo inventati attività tra le più disparate, dalla pittura alla preparazione di brownies, sbizzarrendoci anche con piccoli esperimenti scientifici. Le barriere linguistiche, i momenti di sconforto e la paura di non farcela sono sempre stati controbilanciati dalla freschezza della novità, dai piccoli momenti d'intesa che trascendono le differenze culturali, a prova del fatto che esiste un particolare tipo di bellezza che può scaturire soltanto dall'incontro con l'altro. Nel tempo libero ho avuto modo di esplorare Dublino, di attraversare i suoi innumerevoli ponti con il vento tra i capelli, di camminare tra i daini di Phoenix Park e di affogare la vista nei tramonti infuocati che introducono le notti irlandesi. Le amicizie strette con lo staff, così come la condivisione di momenti preziosi con i miei compagni di studentato, sono doni che porterò con me anche dopo la chiusura di questo capitolo. Con l'auspicio di poter varcare la soglia di un anno meno drammatico, non vedo l'ora di conoscere che volto assume l'isola con i colori della primavera.
Ines Gitzoller