Lo mio SVE in Italia / My EVS story Blog
Ho ascoltato questa sensazione dentro di me da ormai molto tempo per riuscire a concludere e scrivere i miei pensieri sul mio viaggio di un anno in Italia.
Insomma, suppongo che sia arrivato il tempo finalmente di farlo.
Tra solo due settimane dovrò partire. Incredibile quanto velocemente può passare un anno.
Ed è anche incredibile quanto può succedere in un periodo di 12 mesi.
Ma cominciamo il mio racconto dall'inizio.
Sto facendo un progetto SVE (Servizio Volontario Europeo) a Trento, Nord Italia da esattamente 11 mesi e 2 settimane.
In primo luogo la mia storia mira ad incoraggiare gli altri a fare progetti all'estero, in secondo luogo desidero pubblicizzare e promuovere un pochino questo programma – lo SVE – ed in ultimo ho deciso di scrivere per ragioni “fine a se stesse”: concludendo le mie esperienze qui le lascio allo spazio cyber affinché siano “mostrate” al mondo .
Quindi lo SVE è un programma ERASMUS +, organizzato e finanziato dall'Unione Europea. Ognuno può diventare un volontario SVE facilmente se si trova un progetto, nonché un'organizzazione di invio e di hosting.
La mia organizzazione di invio è l'associazione FiVE a.k.a Fiatalok a Vidékért Egyesület. Se sei un futuro volontario ungherese SVE alla ricerca di una buona organizzazione di invio o di una ONG europea alla ricerca di un'organizzazione partner ungherese non puoi augurarti un’organizzazione migliore.
In questo breve articolo vorrei ringraziarli ancora una volta tutto il supporto che ho ricevuto perché mi sono sentita completamente sicura durante quest’anno, sapevo sempre che c'era qualcuno da casa che conosceva le risposte per le mie domande e ha dato un sostegno quando ne ho avuto bisogno.
La mia organizzazione di hosting è l’Associazione InCo (Interculturalità e Comunicazione) a Trento. Anche di loro non posso che dire il meglio, e sono veramente grata per questo. Mi hanno offerto un'occasione non solo per uno sviluppo professionale, ma per conoscermi meglio e scoprire nuove sfumature della mia personalità, nonché un grande possibilità di trasformare le mie abilità in competenze.
Quindi, dopo la parte di promozione, sono qui, essendo alla fine del mio lungo viaggio, dunque posso riassumere la mia esperienza piacevolmente.
Se si parla di motivazione possiamo dire che tutti sono diversi. Appartengo a quei volontari SVE che hanno deciso di fare un progetto alla fine della ventina, con un’esperienza lavorativa alle spalle, l'impegno, la responsabilità e idee già definite. Magari non tutti si trovano in questa situazione, ma per me è stato ed è così. E se non mi sono sbagliata nella mia scelta è perché proprio per queste cose che mi è ci è voluto molto tempo per trovare un progetto veramente adatto a me. Ma se mi guardo indietro non mi importa più del tempo che ho trascorso nella ricerca di un progetto - nonostante i periodi di disperazione, durante il quale speravo di essere selezionata per un progetto SVE - perché alla fine ho trovato il progetto che meglio si accordava a me. Ovviamente con un paio di imperfezioni, ma dai, questa è la realtà ;).
Avevo avuto esperienza nel settore del lavoro giovanile e delle organizzazioni sociali e non-profit e proprio durante queste esperienze lavorative e di volontariato che ho incontrato il programma SVE; io stessa ho lavorato anche con altri volontari SVE dall'estero che ho avuto modo di apprezzare e così, ovviamente, ad un certo punto ho deciso di partecipare ad un progetto. Suppongo quindi non vi sorprenderete se vi dico che quando mi sono messa alla ricerca di progetto, sapevo perfettamente e fermamente ciò che cercavo dallo SVE.
Naturalmente essendo la vita complicata, essa mi ha offerto un'altra opportunità all'estero prima dello SVE e non me lo sarei mai immaginata, ma proprio questa esperienza mi ha dato la fiducia e l’autostima che mi hanno avvicinata allo SVE in Italia.
Quindi finalmente ho trovato il mio progetto SVE (o il progetto mi ha trovato, comunque ci siamo trovati) e sono stata pronta a conquistare il Nord Italia.
Sono arrivata a Trento la prima settimana di giugno dello scorso anno. Prima di cominciare il mio SVE, ho vissuto in Inghilterra, vicino a Londra e la mia prima impressione di Trento era "OMG che diavolo farò in questa piccola città per un anno?". Inoltre sapevo benissimo che, quando si trasferisce in un nuovo posto, ci vuole tempo per crearsi una vita sociale e fare amicizia, ma queste considerazioni mi rendevano ancora più impaziente ed emozionata. Inoltre non si trattava solo di un nuovo paese e di una cultura (senza avere NESSUN amico) ma anche di una nuova lingua che non avevo mai parlato.
Penso che sia questa la parte (LINGUA) di cui tutti hanno più paura e rappresenta la ragione per cui molti esitano ad intraprendere un'esperienza all'estero. No, non lasciate che sia così!
Dopo un po' le difficoltà si sciolgono gradualmente e alla fine si ottengono risultati tali da dare tanta più felicità e sicurezza rispetto ai tuoi timori iniziali.
Ma anche se l'inizio è stato difficile, la mia motivazione per crescere come persona e trarre il massimo dal mio progetto erano abbastanza forti da aiutarmi ad attraversare le difficoltà.
E poi, alla fine, quando riesci a guardare indietro a ciò che hai fatto non puoi non provare una sensazione straordinaria. Durante quest’anno ho partecipato a decine di programmi, eventi e attività che avrei voluto così terribilmente aver sperimentato prima. Molte di queste attività le ho organizzate io stessa con altri volontari SVE.
Ho partecipato agli scambi giovanili, ho visto come un gruppo di giovani di culture diverse ha lavorato insieme e quanto piacere ha arrecato loro il conoscere altri giovani da altre parti del mondo. Inoltre, è stata una grande esperienza aver avuto la possibilità di presentarmi molte volte ai giovani locali, condividendo la mia esperienza con loro, e dando loro suggerimenti per il loro futuro progetto volontario.
Proprio per la mia esperienza come Au Pair e per il mio amore per i bambini ho partecipato a diversi eventi rivolti ai bambini e ho partecipato all'organizzazione e all'esecuzione di diverse attività che mi hanno dato l'opportunità di imparare molto. Inoltre ho potuto provare il ruolo di mentore poiché la mia organizzazione di accoglienza ospita ragazze Au Pair dall'estero e, oltre a migliorare le mie capacità di mentoring, ho scoperto anche una nuova sfumatura della mia personalità.
Così come ho anche scoperto - durante il mio progetto che ha anche svolto una parte del servizio con gli anziani - che mi dà così tanto piacere lavorare con gli anziani; non avrei mai potuto immaginare questa parte segreta di me prima del mio SVE.
Durante un anno ho stretto così tante amicizie, con persone che provengono letteralmente da tutto il mondo, che hanno aperto il mio cuore e mi hanno insegnato ad accettare le altre culture, rendendomi consapevole di quanto sia importante e bella la diversità nel nostro mondo umano.
Ho viaggiato molto e mi sono tanto divertita dopo che la mia vita sociale è cominciata ad aumentare.
Un anno naturalmente è sufficiente per avere anche dei momenti di scoramento e per raggiungere un punto in cui ci si chiede: "Perché sto facendo tutto questo esattamente? Non dovrei smettere e fare qualcos'altro perché mi sembra che non stia andando come voglio?". Ma ogni volta che sono arrivata a quel punto mi sono anche detta: "Non mi chiederei le stesse cose se facessi qualcos'altro, in qualsiasi altro luogo, un lavoro ordinario nella vita?". O meglio: "non mi sono chiesta già tutto ciò quando stavo facendo altre mansioni nella mia vita prima?". E poi ho capito che questa esperienza è la stessa della vita. È un processo anche se il tempo dello SVE è limitato. L'essenza della vita, in un anno, con tutta la sua felicità e le sue difficoltà. Questo è lo SVE.
E ormai lo so benissimo che se non fossi venuta qui e non avessi deciso di accettare tutti i rischi e non avessi fatto questa esperienza con tutti i suoi alti e bassi, ora due parti del mio cuore non sarebbero state portate in Brasile e in Messico dalle due amiche più belle che ho conosciuto in Italia, non avrei saputo come simili due persone possano essere anche se provengono da parti del tutto diverse del mondo e non avrei scoperto come diversi tipi di ragazzi, provenienti da diversi paesi, con differenti background possono creare una famiglia insieme. Inoltre non saprei che la miglior cioccolata calda al mondo la si può gustare nella stazione ferroviaria di Verona (tenetelo in mente, ragazzi davvero, non scherzo, celestiale!)
Ma allo stesso tempo so che va bene così, che quest’esperienza finisca perché lo SVE ti insegna anche ad accettare il fatto che la vita cambia e devi essere flessibile per adattarti nuove situazioni e condizioni.
Nella profondità del mio cuore probabilmente ho sempre saputo che la multiculturalità, la diversità e svolgere un ruolo utile nella società umana sono aspetti molto importanti per me, tuttavia non avrei saputo, prima, come trasformare tutto ciò in una forma che mi avrebbe fatto veramente felice. Ora lo SVE mi ha avvicinato di più a sentire che sono consapevole e forte sul mio cammino.
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This feeling has been rising in me for ages to conclude and write down my thoughts about my one year journey in Italy.
Well, I suppose time has come finally.
Just two more weeks to go. Unbelievable how fast one year can pass away.
Also incredible how much can fit in a period of 12 months.
But let’s start my synopsis from the begninning.
I have been doing an EVS (European Voluntary Service) project in Trento, North Italy for exactly 11 months and 2 weeks.
First of all my story is intended to encourage others to make their own projects abroad, secondly to advertise and promote this program and lastly some self-serving reasons such as concluding my experiences and letting them out to the cyber space to be shown to the world.
So EVS is an ERASMUS+ program which is organised and financed by the European Union. Everyone can become an EVS volunteer easily if one finds a project as well as a sending and a hosting organisation.
My sending organisation is the FiVE association a.k.a Fiatalok a Vidékért Egyesület. Either you are a future Hungarian EVS volunteer looking for a good sending organisation or a European NGO looking for a Hungarian partner organisation I could hardy recommend a better one than them.
In this brief article I would like to thank them once again all the support I received because I’ve felt completely safe during this 1 year, I always knew that there was someone home who knew the answers for my questions and gave a support if I would be in need.
My hosting organisation is Associazione InCo (Interculturalità e Comunicazione) in Trento. I can’t say less good about them either and I am really grateful for that. They offered me an opportunity not only for a professional development but to know myself better and discover new shades of my personality as well as a great possiblity to turn my abilities into competences.
So after the promotion part here I am, being at the end of my long journey, therefore I can sum up my experience nicely.
If it comes to talk about motivation we can say that everyone’s is different. I belong to those EVS volunteers who decided to do a project in their late twenties accordingly with work experience, commitment, responsibility and definite ideas. Alright maybe not everyone has all that but I do and I did. And if I’m not mistaken these things made one big reason why it took a pretty long time to find a really good project for me. But to look back on it I don’t mind the time I spent with the researching at all – in spite of the periods of desperate willing to get an EVS project – because at the end I found the one which has match me the best. Of course with a couple of imperfections but come on, this is reality;)
I’d already had experience in the field of youth work and civil organisations and during these jobs, voluntary works and experiences I met the program of EVS, also worked with other EVS volunteers from abroad which I really enjoyed and obviously at a certain point I decided to do a project myself so I suppose it is not a surprise if I say that when it came to look for a project for me, by then I had known perfectly and firmly what I would want from EVS.
Of course since life is a tricky thing it offered me another opportunity abroad before my EVS and I might had no idea about it but it gave me so much confidence and self-esteem to have a go at my EVS in Italy.
So eventually I found my EVS project (or has IT found me? anyway we found each other) and I was ready to conquer North Italy.
I arrived in Trento on the first week of June last year. Before EVS I had lived in England for a while very close to London and my first impression about Trento was „OMG what the heck will I do in this little city for 1 year like Trento?” And I knew it quite well that it takes time to create a good social life and make friends when you move to a new place but the idea of that just made me more impatient and not relaxed. Besides it wasn’t only about a new country and culture (and having ZERO friends) but also a new language which I had not spoken yet.
I think this is the part (LANGUAGE) which everyone is most afraid of and the reason of hesitation to undertake an experience abroad. Please DON’T BE!
After a while the difficulties melt away gradually and at the end of the process you gain such results which give you so much bigger happiness and success than your fears were at the beginning.
But even if the beginning was hard my motivation for growing as a person and bringing the best out of my project was strong enough to help me through the difficult periods.
And then at the end when you are able to look back on what you’ve done that is an awesome feeling. During this one year I participated dozens of programs, events and activities which I had wanted to try so badly before. Also several of them I myself organised with other EVS volunteers.
I took part in youth exchanges, I could see how a bunch of youngsters from different cultures worked together and how much pleasure it gave them to meet other youngsters from other parts of the world. Also it was a great experience to introduce myself to local youngsters many times as an example for their future voluntary project and to be useful by sharing my experiences with them.
Regarding to my Au Pair experiences and my love of children I was involved in several events for kids and I took part in organising and carrying out different activities which gave me the opportunity to learn a lot. Also I could try myself as a mentor since my hosting organisation hosts Au Pair girls from abroad and apart from improving my mentoring skills I discovered a new shade of my personality in it too.
As well as it has revealed during my project which also has a part of working with elderly that it gives me so much pleasure to work with elderly and I had never known about that secret part of me before my EVS.
During one year I made so many friends from literally all around the world which opened my heart for accepting other cultures and made me to be more aware of the fact how important and beautiful diversity is in our human world.
I travelled a lot and had so much fun after my social life started to come up and grow gradually.
One year of course is enough to have some low points too and to reach a certain point when you ask yourself: „what exactly am I doing this for? Shouldn’t I quit and do something else because it seems like it doesn’t go the way I want to?” But every time when I came to that point I also said to myself: „wouldn’t I ask myself the same things if I was doing something else, anywhere else, an ordinary job in life?” Or better: „haven’t I asked myself already whatever I was doing in my life before?” And then I realised that this experience is just the same as life. It is a process even if time of EVS is limited. The essence of life in 1 year with all its happiness and difficulties. This is EVS.
And I know it very well now that if I had not come here and undertaken all the risks and done this experience with its every ups and downs, two parts of my heart wouldn’t have been taken to Brasil and Mexico by my two loveliest girlfriends who I met in Italy, I would not know that how similar two persons can be even if they come from completely different parts of the world and would have not discovered how different guys from different counries, with different backgrounds can create a family together. Furthermore I would not know that the best hot chocolate in the world is at the train station of Verona (keep it in mind guys really, not kidding, heavenly!!)
But at the same time I know that it is all right that it comes to an end because EVS also teaches you to accept the fact that life changes and you need to be flexible to adopt new situations and crcumstances.
In the deep of my heart probably I have always known that multiculturality, diversity and to play a useful and helfpul role in human society are very important things for me however I may had no idea before how to mold it in a shape which would make me truly happy. Now I can say that EVS got me closer to feel that I am consciously and firmly on my way.